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Ti dirò: Frammenti di dialogo con Nietzsche
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Il teatro è una passione indimenticabile: vissuta una volta, rimane addosso per sempre. Si tratta di un rapporto viscerale: insegue la coscienza. Il dialogo è la sua espressione: un dire che si pone in relazione. E l'invenzione teatrale, come un mosto in fermentazione, è il copione, la stesura del testo che racconta i dialoghi e lo spazio della scena e il tempo annullato nel rito dell'attore. Ma quella dimensione fa traccia a spazi misteriosi e a suoni di parole mute che animano la coscienza vitale dell'autore. Sono spettri che prendono forma. La forma del pensiero. , affascinata dalla figura di Nietzsche, immanente al '900, lo affronta in una sorta di disputa, un "certame" contemporaneo che ha per obiettivo l'afferrare la vera natura di questo pensatore così influente e così sfuggente, tra l'originalità del suo linguaggio per aforismi e la profondità del dubbio, esplorando attraverso il filosofo tedesco la natura affettiva dell'essere umano e le contraddizioni che appaiono nel confronto con il principio di razionalità. Di qui la connessione tra questo testo letterario e i testi pittorici - inseriti nel volume e sulla copertina - di , artista capace di trarre frammenti di forma dall'ascolto dell'indifferenziato. In questo affascinante racconto emergono personaggi che l'autrice evoca nella libertà dell'interpretazione: sono l'eco della sua ricerca, l'espressione di un'esigenza di significati. Essi sono "significanti" che nulla posseggono del loro nome. Tranne lo struggente appello che l'autrice, anche lei personaggio e protagonista, rivolge loro nel chiamarli sul palcoscenico a sostenere la durezza tragica di un dialogo senza uscita. Un'aporia. Che può esistere solo in un "teatro di coscienza". Dove la fine è solo estenuata, prolungata sospensione. In copertina un dipinto di , " ", 1980, collezione privata
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